Lo dovevo.
Una parte della mia vita dedicata alla fotografia, eppure mi mancava (o forse mi manca ancora) l’esercizio importante, quello dove incominciare a fare il bilancio di una carriera. Lo dovevo.
Poter fare in modo che al mio continuo angolare, lo sguardo si fermasse negli occhi di chi non può esprimere giudizio se non dalle sensazioni o vibrazioni che partono dalla mia coscienza, attraversano la mia voce e passano attraverso la mia oscura macchina fotografica.
Tutto si compone, i miei dubbi, il mio stupore, il mio mettere i piedi ogni giorno sul fragilissimo cristallo che copre il mio nome ed ecco “Il Ritratto Non Vedente”. Colui che può misurare e sentire e “vedere” il mio vedere senza essere contaminato dalla visione di se stesso.
Forse sarò riuscito io, uomo che fà fotografie e le spedisce in mille stanze piene di luce e di vento ad essere stato visto da chi mi è stato di fronte?
Spero di si, sarebbe un grande onore essere ricordato da ognuno di loro.
Lo dovevo.